Poesie del disamore


 

 

 

Cellophane
 
 
 

Soddisfatto
d'averti donato
una pubblica rosa,
così sfrontata
da parer normale.

Pagato,
dalla tua pubblica
indifferenza,
che celava
il piacere lusingato.

Deluso,
di non aver lacerato
il cellophane,
per offrirtela nuda.

T'è arrivata
grazie alla fiorista
tardiva,
che recideva gambi
fuori orario.

E' arrivata,
perché troppi fiori
ho pensato
non ho potuto porgerti
e mi si sono seccati
dentro.

Anche ieri sera
quella rosa
stava seccando,
dentro, inespressa,
ritratta.

Perché rimanga viva
nei petali rossi
e nelle foglie altere,
si deve seccare
nella tua casa.

Davanti
ai tuoi occhi
socchiusi,
con i neri palmizi
delle ciglia,
che si abbassano lenti
come la mia regina.
 
 
 
 

 

 

Lettera a mia moglie
 
 
 

Tornano le righe,
sui fogli bianchi
come lenzuola!
Di pentagramma le righe
che scrivo
con dita di violino,
per darti l'aroma
musicale
della mia solitudine
amorosa.
Ieri sera
vedevo l'alone chiaro
sopra i tetti,
e più su
il blu della notte:
perché non hai portato
il chiarore
della tua pelle
incontro al mio abbraccio?
Moglie.
Donna.
Amore.
Sapessi il piacere
d'impastare la cenere
della tua mancanza,
con i fiori
del tuo desiderio!
Ti toglierei
i pensieri di cipresso
che gualciscono
il tuo sguardo setoso.
Moglie mia
fammi tuffare
nel nostro sogno
e curami
come tornassi
da un lungo viaggio
affamato e sfinito.
Solo tu
puoi nutrirmi
far sorridere il mio cuore
allentare
le rughe della mia fronte.
Solo tu
porti le fini umidità
e il morbido suono
della neve.
Vieni
ti prego,
voglio sposarti
di nuovo.